sexta-feira, 8 de março de 2013

Trasformare il bisogno in desiderio

Santo Elia profeta, icono del 1987, Convento Solitude, Curitiba PR Brasile.
Il nostro bisogno di Dio, quasi imperioso e che vorrebbe incatenarlo ai nostri capricci, si trasforma attraverso la preghiera e il digiuno in un’apertura nei suoi confronti, umile e piena d'attesa. Non possiamo invocare Dio che dal profondo, senza mai poter mettere la mano su di lui (Sal 130,2).

Non si può, infatti, afferrare Dio come si prende in mano un pezzo di pane. Non si può bere lo Spirito come un bicchiere d'acqua. Per impiegare il linguaggio della psicologia, il digiuno e la preghiera possono operare in noi il passaggio dal bisogno al desiderio. Ciò significa, nel linguaggio della Bibbia, che non proviamo più piacere col latte dei neonati, ma che ora possiamo prendere anche il cibo solido dello Spirito, a cui hanno diritto coloro che hanno raggiunto in Gesù la statura dell'uomo adulto (cf. 1 Pt 2,2; Ef 4,13). Il digiuno e la preghiera sono allora espressione di un grande amo-re purificato – il casto amore dei Medievali – che si traduce in un abbandono incondizionato e nell'attesa paziente delle meraviglie che Dio, liberamente e spontaneamente, compirà nella nostra vita. (...)

Allorché ogni bisogno incosciente è trasformato in desiderio puro, Dio corrisponderà con tutta la sua misericordia. Si tratta di una liberalità che accorda doni gratuitamente, ma sulla quale non vantiamo alcun di-ritto: «Chi altri vi è per me nel cielo? Fuori di te nulla io bramo sulla terra» (Sal 73,25).

Il digiuno diviene la sorgente di una gioia indicibile, gioia di chi mangia unicamente dalla mano di Dio. Mentre la veglia ci fa come superare il tempo, il digiuno ci fa discendere in profondità fino agli strati incoscienti del nostro essere, là dove, con la forza dello Spirito, possiamo affrontare tutti i bisogni e tutte le passioni. Nella veglia l'uomo assomiglia agli angeli che giorno e notte contemplano il volto di Dio. Il digiuno lo mette in grado di vivere nel suo essere proprio la fame profonda di tutta la creazione, fame che non può mai essere appagata in un corpo, che lo Spirito solo può saziare. Infatti, è lo Spirito che conferisce sempre forza e finalità al digiuno e alla preghiera, lui che esaudisce l'uno e l'altra, senza misura, al di là di ogni bisogno e di ogni desiderio.

A. Louf, Signore, insegnaci a pregare,119-120.

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