terça-feira, 12 de março de 2013

La prova della solitudine

Come possiamo ottenere un'intelligenza più chiara della solitudine trasformante? Cercherò di descrivere con maggiori particolari la lotta nonché l'incontro che si verificano nella solitudine così intesa.

Comincerò col dire che nella solitudine sono liberato dalle mie impalcature: solo con me stesso, nudo, vulnerabile, debole, peccatore, miserabile, crollante, nient'altro. E questo nulla che devo affrontare nella mia solitudine: un nulla così terribile che tutto in me preme perché corra dai miei amici, al mio lavoro, alle mie distrazioni, in maniera da poterlo dimenticare, questo nulla, e indurmi a credere che sono degno di qualcosa. Ma non è tutto. Non appena decido di stare in solitudine, idee confusionarie, immagini conturbanti, fantasie disordinate e associazioni strambe balzano alla mia mente come scimmie su un banano. L'ira e la cupidigia prendono a mostrare i loro volti minacciosi. Compaiono discorsi ostili verso i miei nemici e sogni cupidi in cui sono ricco, attraente e importante, oppure, povero, sgradevole e bisognoso d'immediata consolazione. Così, tento nuovamente di sottrarmi all'oscuro abisso del mio nulla e di restaurare il mio falso io in tutta la sua vanagloria.

Il mio compito è di perseverare nella solitudine, di stare nella mia cella finché tutti i miei seducenti visita-tori si siano stancati di battere alla mia porta e decida-no di lasciarmi solo.

La lotta è reale perché il pericolo è reale: il pericolo di vivere tutta la nostra vita come una continua difesa contro la realtà della nostra condizione, come un in-quieto sforzo di convincere noi stessi della nostra virtù. Eppure Gesù non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori (cf. Mt 9,13).

Questa è la lotta: la lotta per morire al falso io. Essa è però al di là, molto al di là delle nostre forze. Chiunque pretenda di combattere i suoi demoni con le sue armi è un folle. La sapienza del deserto sta nella costatazione che il confronto col nostro spaventoso nulla ci sospinge ad arrenderci totalmente e incondizionata-mente al Signore. Soli, non possiamo scagliarci contro il «mistero di iniquità» impunemente. Unicamente Cristo può sopraffare le potenze del male. Unicamente in lui e per lui possiamo sopravvivere alle prove della nostra solitudine.

H.J.-M. Nouwen, Silenzio, solitudine, preghiera, 29-31.

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