terça-feira, 19 de março de 2013

Giuseppe dalle labbra chiuse

Giuseppe è uno di quegli esseri che mi fanno paura, non perché siano cattivi e pericolosi o di una superiorità schiacciante, ma perché mi sembrano misteriosi quanto Dio. Giuseppe, 1'uomo dalle labbra chiuse, l'uomo dell'interiore! Se almeno avesse detto qualcosa, una parola, potremmo forse indovinare il fondo della sua anima, il senso della sua strana vita. Invece niente, mai niente, né al momento della tempesta, del «temporale», come dicono i nostri fratelli greci, né in occasione della nascita del Bambino, né a Gerusalemme quando si faceva avanti goffamente con i due piccioni da nulla che sarebbero serviti a riscattare l'Agnello... Sta semplicemente lì fermo, con i grandi occhi dolci e tranquilli, ancor più sgranati (o forse altrettanto) di quelli della sua cara sposa, rimane a sentir cantare il vecchio Simeone che è lì lì per morire non avendo più nessuna ragione di continuare dal momento che vede... Niente al momento della fuga in Egitto e niente a Nazaret, nemmeno quando il Bambino è stato perso. Poi, assolutamente più niente... la scomparsa totale e definitiva in punta di piedi, come i grandi timidi che non vogliono che gli si faccia attenzione, che si parli di loro. Sì, tutto questo mi dà molto a pensare!

Le prime età cristiane non hanno cercato di fendere questo silenzio. Solo Bernardo porrà una timida domanda: «Quis? Qualis?» «Chi è? Che uomo è?» Nient'altro. Bisogna aspettare i tempi moderni perché si voglia a tutti i costi saperne qualcosa, si apra addirittura una cattedra di «giuseppologia» (state tranquilli: è in Canada!). E Giuseppe, malgrado questo baccano insolito, indiscreto, non dice niente e non dirà niente, non farà rivelazioni, resterà l'uomo dalle labbra chiuse, l'uomo dell'interiore. Perché dunque invischiarmi a parlare di lui? Perché non lasciarlo nel suo silenzio, come lascio i pesci nel mare? Dopo tutto, se questo gli fa piacere, se lascia dire e fare senza schiudere le labbra...

Ma non è di lui che voglio parlare, né mi aspetto che mi parli. Voglio soltanto contemplare il suo silenzio, avvilupparmene e impregnarmene al punto di supplicarlo di non dirci assolutamente mai nulla, di non apparirci mai...

Giuseppe dalle labbra chiuse è l'uomo dell'interiore; fa parte di quella coorte di silenziosi per i quali parlare è .perdere tempo, è soprattutto tradire l'Intraducibile, 'Ineffabile. Naturalmente quando queste persone dicono qualcosa, rischiano di far tremare il mondo, come Tommaso d'Aquino, quel bue muto di Sicilia di cui si prendevano gioco gli studenti di Maestro Alberto all'Università di Parigi.

Giuseppe dalle labbra chiuse è l'uomo che comincia là dove Giobbe finisce, voglio dire che nasce con la mano sulla bocca. Ha un senso enorme di Dio, della dismisura del suo Essere e della sua pazzia d'amore. Non lo vedo proprio chiedere spiegazioni all'Inesplicabile. L'unica volta in cui è stato veramente scavalcato, ha voluto unicamente scomparire, senza una parola: «Va', mia amata». L'angelo di Dio l'ha semplicemente scosso. Dopo tutto, Giuseppe è un uomo: «Non temere dunque di prendere Maria come sposa; ciò che è nato in lei è dallo Spirito santo» (Mt 1, 20).

Dopo il ritorno dall'Egitto, Giuseppe scompare. Credetemi: questa morte, questo transitus del beato Giuseppe non ha nulla di triste. Non ci fu nessuna dichiarazione, niente novissima verba dal momento che non c'erano stati priora verba. Il suo silenzio è lo stesso di Dio. È riempito dalla violenza dell'Amore.

L. A. Lassus, Pregare è una festa, 80-82.

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