domingo, 24 de março de 2013

Ecco il tuo re viene a te

Entrata di Gesù in Gerusalemme e nella vita di Zaccheo, Tempera su tavola, 2002-
Una settimana prima della Pasqua i credenti festeg­giano la Domenica delle Palme. In questo giorno ricor­dano l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, ingresso ricol­mo di gloria e di umiltà. Il popolo accoglie Gesù come un re, con esclamazioni di gioia e portando in mano rami di palma.

Il vangelo dice che «la città tutta fu in agitazione» (Mt 21,10), ma questo re non ha alcun potere se non quello dell'amore, non dona nulla se non libertà e gioia, non chiede nulla se non questo stesso amore e questa stessa libertà.

«Ecco il tuo re viene a te, mite» (Zc 9,9). Questo testo del profeta Zaccaria è citato dal vangelo (Mt 21,5) e questa stessa profezia è letta durante la litur­gia della Domenica delle Palme. Proprio in quest'in­contro tra l'umiltà e la sovranità, tra il potere e l'amore, tra la gloria e la libertà, risiede il significato eterno di questo evento evangelico e insieme di questa festa. Come allora, anche il mondo attuale esalta il domi­nio, il potere, il successo, il conflitto. Allora come ades­so, ciascuno vuoi regnare sull'altro, comandare, dirigere, esaltare il proprio potere. «I re delle nazioni dominano su di esse, dice il Signore, e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere fra voi» (Mt 20,25-26). (...)

Gesù avanza verso Gerusalemme; è il Signore pove­ro, che non ha pietra ove posare il capo. Invia due di­scepoli perché gli conducano un asinello, sul quale si siede: ed è qui tutto il suo trionfo, tutta la sua gloria. Gli vengono incontro folle immense e tutta la città ri­suona dei saluti tradizionalmente riservati al re: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Si­gnore!» (Mt 21,9).

Gesù insegnava: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Tutto il suo insegnamento prova che non esiste alcun potere al mondo che possa spezzare dall'interno e asservire colui che conosce la verità e che in essa ha ottenuto la libertà. Si può trasformare un paese in una prigione e obbligare la gen­te a tremare per decine di anni. Giunge il momento in cui la verità trionfa e il potere trema. Bisogna di nuo­vo mobilitare gli schiavi del potere perché gridino: «Crocifiggete, annientate, chiudete la bocca a quei criminali!».

La Domenica delle Palme ci dice che il regno della libertà, dell'amore e della verità si è levato su questa terra. Cristo è entrato in una città di questo mondo. Ha insegnato che bisogna essere liberi qui ed ora, che bisogna amare qui ed ora, che ogni paura deve es­sere vinta dall'amore, che l'uomo realizza la sua eterni­tà in questo mondo creato da Dio, ricolmo della bellez­za di Dio.

Ogni volta che nell'ufficio di vigilie della liturgia o­rientale, la notte della Domenica delle Palme, in uno dei momenti più solenni e gioiosi, i fedeli che riempiono la chiesa innalzano i rami illuminati dalle candele e fanno nuovamente risuonare il grido: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!», in quell'istante non si fa semplicemente memoria di quello che avvenne tanto tempo fa, in un passato lontano. Con quelle parole i presenti promettono di essere fedeli all'unico re e all'unico regno, promettono di essere fedeli alla libertà, alla verità e all'amore che egli ha an­nunciato, o più semplicemente riaffermano e annun­ciano la libertà divina dell'uomo.

La Domenica delle Palme è la festa del regno di Dio che ha cominciato a manifestarsi. Certo, sappiamo che dopo la luce e la gioia di questo giorno, dopo questo trionfo e questa gloria ci immergeremo nella tristezza e nelle tenebre della Settimana Santa. Il potere non dimenticherà e non perdonerà il trionfo di Cristo, lo condannerà a morte e farà di tutto per estirpare anche l'ul­timo briciolo del suo terribile insegnamento, perché gli è insopportabile il suo appello alla libertà, all'amore e alla verità.

La Domenica delle Palme è «anticipazione della cro­ce», come proclama un canto di questa festa, ma noi sappiamo già che dal profondo del Venerdì santo, sulla via del Golgota, mentre il Cristo sta andando verso la sofferenza e la croce, ci giungono le sue parole: «Padre, l'ora è venuta: glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te» (Gv 17,1-2).

A. Schmemann, Le dimanche des Rameaux, 23-25.

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