segunda-feira, 18 de março de 2013

Lo Spirito maestro di preghiera

Adorare il Signore in Spirito e Verità, Dialogo con la samaritana,
Bronzo della colonna di Bernward, Hildesheim, sec. XI.
Con il dialogo di Gesù con la Samaritana, l'evangeli­sta Giovanni annuncia il nuovo statuto della preghiera cristiana: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Pa­dre. Voi adorate quello che non conoscete, noi adoria­mo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quel-li che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Gv 4, 21-24). In questo testo troviamo un insegnamen­to decisivo su ciò che costituisce l'originalità della preghiera cristiana, il cui segreto non ci viene rivelato attra­verso una o l'altra delle forme tradizionali delle pratiche di preghiera. Certo, la funzione pedagogica dei luoghi, dei momenti, dei metodi rimarrà importante a causa della nostra condizione umana: ci saranno sempre per la preghiera degli spazi, dei tempi, delle scuole. Ma quando si tratta della preghiera cristiana, ciò che è fon­damentale è che essa sia un culto spirituale, un culto nel-lo Spirito. Il primo attore della preghiera non è colui che prega, bensì lo Spirito perché è lo Spirito che prega in lui, che battezza il suo atteggiamento umano, che traver­sa la vita dell'uomo per fame un'offerta, un «culto». In questa prospettiva, l'apprendistato della preghiera sarà innanzitutto un'educazione all'accoglienza dello Spirito santo. Si può parlare di disciplina di ascolto e di atten­zione, perché una simile disciplina è necessaria alla no­stra condizione umana. Ma più essenziale di questa di­sciplina sarà la disponibilità allo Spirito e alla sorpresa della sua presenza, perché lo Spirito soffia dove vuole: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8). Questa risposta di Gesù a Nico­demo ci manifesta come la vita di fede, come la vita di preghiera, siano sempre possibili, ma sempre dipenden­ti dal dono dello Spirito. Ecco una cosa sempre difficile da capire per un maestro di saggezza che volesse diven­tare un discepolo nella preghiera. La preghiera è una realtà che sfugge ai nostri metodi, ai nostri mezzi. Si po­trà anche giungere a dire che la preghiera cristiana è una preghiera che si ignora. Potremmo pensare, in effetti, di trovare un buon consiglio nel passo del vangelo in cui Gesù sembra dare un'indicazione a coloro che vogliono pregare: «Quando pregate non siate come gli ipocri­ti. (...) Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Pa­dre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà» (Mt 6, 5-6). In questo testo ciò su cui si insiste non è tanto il ritirarsi in disparte, quanto il pregare nel segreto. Que­sto «segreto» non è soltanto la solitudine e il silenzio; è lo scambio misterioso tra l´orante e il Padre, uno scam­bio così segreto che può sfuggire anche a colui che prega. E il dono dello Spirito che è offerto all'uomo di preghiera perché egli possa offrire la propria preghie­ra al Padre. Noi non siamo padroni della nostra preghiera: il padrone è lo Spirito.

P. Jacquemont, Lo Spirito santo maestro di preghiera, 51-52.

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