 |
Adorare il Signore in Spirito e Verità, Dialogo con la samaritana, Bronzo della colonna di Bernward, Hildesheim, sec. XI. |
Con il dialogo di Gesù con la Samaritana, l'evangelista Giovanni annuncia il nuovo statuto della preghiera cristiana: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quel-li che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Gv 4, 21-24). In questo testo troviamo un insegnamento decisivo su ciò che costituisce l'originalità della preghiera cristiana, il cui segreto non ci viene rivelato attraverso una o l'altra delle forme tradizionali delle pratiche di preghiera. Certo, la funzione pedagogica dei luoghi, dei momenti, dei metodi rimarrà importante a causa della nostra condizione umana: ci saranno sempre per la preghiera degli spazi, dei tempi, delle scuole. Ma quando si tratta della preghiera cristiana, ciò che è fondamentale è che essa sia un culto spirituale, un culto nel-lo Spirito. Il primo attore della preghiera non è colui che prega, bensì lo Spirito perché è lo Spirito che prega in lui, che battezza il suo atteggiamento umano, che traversa la vita dell'uomo per fame un'offerta, un «culto». In questa prospettiva, l'apprendistato della preghiera sarà innanzitutto un'educazione all'accoglienza dello Spirito santo. Si può parlare di disciplina di ascolto e di attenzione, perché una simile disciplina è necessaria alla nostra condizione umana. Ma più essenziale di questa disciplina sarà la disponibilità allo Spirito e alla sorpresa della sua presenza, perché lo Spirito soffia dove vuole: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8). Questa risposta di Gesù a Nicodemo ci manifesta come la vita di fede, come la vita di preghiera, siano sempre possibili, ma sempre dipendenti dal dono dello Spirito. Ecco una cosa sempre difficile da capire per un maestro di saggezza che volesse diventare un discepolo nella preghiera. La preghiera è una realtà che sfugge ai nostri metodi, ai nostri mezzi. Si potrà anche giungere a dire che la preghiera cristiana è una preghiera che si ignora. Potremmo pensare, in effetti, di trovare un buon consiglio nel passo del vangelo in cui Gesù sembra dare un'indicazione a coloro che vogliono pregare: «Quando pregate non siate come gli ipocriti. (...) Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà» (Mt 6, 5-6). In questo testo ciò su cui si insiste non è tanto il ritirarsi in disparte, quanto il pregare nel segreto. Questo «segreto» non è soltanto la solitudine e il silenzio; è lo scambio misterioso tra l´orante e il Padre, uno scambio così segreto che può sfuggire anche a colui che prega. E il dono dello Spirito che è offerto all'uomo di preghiera perché egli possa offrire la propria preghiera al Padre. Noi non siamo padroni della nostra preghiera: il padrone è lo Spirito.
P. Jacquemont, Lo Spirito santo maestro di preghiera, 51-52.
Nenhum comentário:
Postar um comentário