quinta-feira, 28 de março de 2013

Li amò sino alla fine

Ultima cena  e Lavanda piedi - 1418-1422 - Bibbia di Mkrtich Naghash 
«Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13, l). Li amò sino alla fine, fino alla profondità massima e fino al termine, fino alla fine di quell'amore infinito, fino all'essere stesso di Dio. Proprio nella sua semplicità questa espressione raggiunge le altezze massime, il cuore stesso del miste­ro di salvezza che si fonda sul mistero della santa Tri­nità. Gesù rivela l'amore perfetto e infinito del Padre celeste che crea e salva inviando il Figlio nel mondo, nella carne, nella condizione umana più umile. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigeni­to, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17).

«Li amò sino alla fine»: nel linguaggio giovanneo questa parola fine (telos) annuncia anche la passione, l'amore infinito del Figlio che ha assunto in perfetta obbedienza la natura umana fino alla spoliazione tota­le, fino alla morte e alla morte di croce (cf. Fil 2, 8). «Non c'è amore più grande che dare la vita per i pro­pri amici» (Gv 15, 13).

«Li amò sino alla fine». Ma la morte non è l'ultima parola, le tenebre non possono soffocare la luce. «Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho rice­vuto dal Padre mio» (Gv 10, 17-18). Ho il potere di dare la vita e il potere di riprenderla di nuovo. Tale è la forza inaudita della risurrezione che ha origine sulla croce e nel sepolcro. Croce vittoriosa, sepolcro vivificante! «Li amò sino alla fine», cioè fa partecipare i suoi alla sua vita attraverso la sua morte. «Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6, 4).

«Li amò sino alla fine», fino alla vittoria sulla morte, sull'ultimo nemico, finché la vita nuova viva nei nostri corpi mortali. «Li amò sino alla fine» manifesta anche l'amore infinito dello Spirito santo che ci rivela il volto di gloria del Cristo risorto e che ci fa partecipare, attra­verso l'umiliazione del Figlio eterno, alla gloria della sua risurrezione; amore infinito dello Spirito santo il quale ci trascina al seguito di Gesù sommo sacerdo­te, nostro precursore (cf. Eb 6, 20), fino alla destra del Padre celeste, e che dimora con noi per sempre.

La venuta dello Spirito santo, di cui Gesù è il precursore, è veramente il termine e la pienezza dell'amore della santa Trinità, amore rivelato e offerto come comunione; in lui la vita stessa di Dio scorre nelle no­stre membra, ci unifica, ci rinnova, ci purifica. Lo Spi­rito santo è il grande Purificatore, viene a porre la sua dimora in noi, a purificarci da ogni impurità, da ogni peccato, da ogni male. Santificarci, chiamarci alla puri­ficazione è l'esigenza propria all'amore di Dio; senza questa purificazione il nostro amore stesso, i nostri ge­sti e i nostri doni sono opachi, appesantiti. L'amore è umile, ma esigente.

È bene ricordare il contesto trinitario dell'amore e dell'umiliazione dell'ultima cena e della lavanda dei piedi. Amore e umiliazione, amore perfetto e totale ab­bassamento sono due realtà inseparabilmente unite nei gesti umani più quotidiani come nei momenti più su­blimi della redenzione di Cristo. Amore e umiliazione che hanno le loro radici nella vita stessa di Dio, nella sua natura ineffabile. (...) L'amore di Cristo continua nell'oggi della vita della Chiesa. Ma come può la Chiesa, a sua volta, amare fino alla fine, come può il cristiano, profondamente immer­so nei problemi, nei conflitti, nelle tensioni, nelle con­traddizioni e nelle incertezze del mondo, come può amare fino alla fine?

«Vi ho dato un esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 15). La lavanda dei piedi continua di generazione in generazione in una catena di amore che non deve spezzarsi. Questo gesto indica la qualità di umiltà del nostro amore, rivela l'umanità, la verità, la tenerezza del nostro cuore, la freschezza, la spontaneità, forse anche la follia del nostro servizio ai fratelli. Amare fino alla fine, è per la chiesa, rivelare al mondo il volto di Cristo.

B. Bobrinskoy, Il les aima jusqu'au bout, 354-358.

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