domingo, 24 de fevereiro de 2013

Sul Tabor è apparsa la condizione della vita futura

Trasfigurazione - Incarnazione, XI - Vangelo di Colonia, Bamberga
Oggi, sul monte Tabor, Cristo ha ricreato l'immagine della bellez­za terrestre e l'ha trasformata in icona della bellezza divina. Per que­sto è cosa giusta e buona dire: «Come è terribile questo luogo! È la casa di Dio, la porta del cielo» (cf. Gen 28,17). Oggi il Tabor e l'Er­mon hanno esultato insieme, hanno invitato tutto l'universo alla gioia. Il paese di Zabulon e di Neftali si sono uniti in festa e hanno danzato sotto il sole. Oggi la Galilea e Nazareth sono entrate nella danza e hanno animato con i loro cori la celebrazione. Il monte Tabor si rallegra della festa e trascina la creazione verso Dio, ricreandola.

Oggi infatti, il Signore è veramente apparso sulla montagna. La natura umana, già un tempo creata simile a Dio, ma offuscata dalle figure informi degli idoli, è stata trasfigurata nella bellezza antica dell'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1,26-27). Oggi sulla montagna, la natura, che si era smarrita nell'idolatria sulle cime dei monti, è stata trasfigurata pur restando se stessa ed è rifulsa della luce splendente della divinità. Colui che era vestito delle scure e tristi tuniche di pelle di cui parla la Genesi (cf. 3,21) ha indossato le vesti divine, avvolgendosi di luce come di un mantello [cf. Sal 103(104),2].

Sul monte Tabor è oggi misteriosamente apparsa la condizione della vita futura e del Regno della gioia. In modo sorprendente,gli antichi messaggeri dell'Antica e della Nuova Alleanza si sono riuniti attorno a Dio sulla montagna, portatori di un mistero pieno di paradosso. Sul monte Tabor è disegnato il mistero della croce che attraverso la morte dona la vita: come Cristo fu crocifisso tra due uomini sul monte Calvario, così si erge nella maestà divina tra Mosè ed Elia. La festa di oggi fa contemplare il secondo Sinai, questa montagna tanto più preziosa del Sinai per le meraviglie e gli eventi che in essa hanno luogo: la sua teofania va al di là delle visioni divine avvenute attraverso un'immagine e sul Sinai vennero mostrati dei segni come in prefigurazione: sul Tabor rifulse la verità. Lì c'è l'oscurità, qui il sole; li le tenebre, qui la nube luminosa. Da un lato la Legge del decalogo, dall'altro il Verbo preesistente dall'eternità a ogni parola.

La montagna del Sinai non ha aperto a Mosè la terra promes­sa, ma il Tabor lo introduce nella terra della Promessa.
ANASTASIO IL SINAITA, in A. Guillou, Le monastère de la Théotokos au Sinai: Mélanges d'Archeologie et d'histoire. Paris 1955. 238-241.

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