terça-feira, 26 de fevereiro de 2013

La volontà di Dio è ciò che Cristo ha fatto e insegnato

«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10).

Non che auguriamo a Dio di fare ciò che egli vuole, bensì a noi di poter fare ciò che egli desidera. Chi infatti può impedire a Dio di fare ciò che vuole? Noi invece possiamo essere suggestionati dal Divisore, infaticabile nel far sì che il nostro animo e le nostre azioni non si conformino al volere di Dio. Per questo chiediamo che la sua volontà si compia in noi. Perché essa si realizzi, però, necessitiamo del suo aiuto e della sua protezione, giacché nessuno è forte per le sue sole risorse, ma solo per la bontà e la misericor­dia di Dio. Anche il Signore, mostrando la debolezza dell'umanità che portava, disse: «Padre, se è possibile, allontana da me questo calice» (Mt 26,39); ma, dando ai suoi discepoli l'esempio di come seguire non la volontà propria bensì quella di Dio, aggiunse: «Tut­tavia non ciò che io voglio, ma quello che vuoi tu». E in un altro momento precisa: «Io sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha inviato» (Gv 6,38).

Se dunque il Figlio ha avuto cura di fare la volontà del Padre, quanto più deve affrettarsi a fare la volontà del Signore il servo, secondo quanto ci esorta Giovanni nella sua lettera, ove dice: «Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non e in lui; perché tutto cm che é nel mondo, la concupiscenza della carne e la concupiscenza de-gli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. Ora il mondo passa con la sua concupiscenza; mentre chi ha fatto la volontà di Dio dura in eterno, perché anche Dio rima-ne eternamente» (IGv 2,15-171. Noi dunque, che vogliamo rima-nere per l'eternità, dobbiamo fare la volontà di Dio che è eterno.

Ora la volontà di Dio è quella che Cristo ha fatto e insegnato. L'umiltà nella condotta, la fermezza nella fede, la modestia nelle parole, la giustizia nelle azioni, la misericordia nelle opere, la di­sciplina nei costumi, il non essere capaci dir recare offesa, ma il saper sopportare quella fatta a noi, lo stare in pace con i fratelli, l'amare Dio con tutto il cuore, l'amarlo perché Padre e il temerlo perché Dio, il non anteporre niente a Cristo perché egli nulla an­tepose a noi, l'aderire costantemente al suo amore, il tenerci con coraggio e confidenza presso la sua croce; e, quando si tratta di combattere per il suo nome e per il suo onore, il manifestare nelle parole la fermezza con cui lo confessiamo, nelle difficoltà la fidu­cia con cui sosteniamo la lotta e nella morte la pazienza da cui ci proviene la corona: questo significa voler essere coeredi di Cristo, questo vuoi dire adempiere il precetto di Dio, questo è compiere la volontà del Padre.

CIPRIANO DI CARTAGINE, La preghiera del Signore, Vicenza 1967, 32-34.

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