sexta-feira, 20 de dezembro de 2013

21 Dicembre La visita di Maria a Elisabetta

Visitation, Arcabas (Jean Marie Pirot)
Compiendo il viaggio dalla Galilea alla Giudea, da Nazaret ad Ain-Karim, Maria non si piega a un evento della storia di questo mondo come avverrà per la sua venuta a Betlemme la notte della natività quando farà obbedienza a un editto dell’imperatore, e neppure obbedisce a un comando divino, come avverrà per la fuga in Egitto e il ritorno da quella terra in cui ogni volta un angelo del Signore informa Giuseppe in sogno sia del pericolo che minaccia il bambino, sia della morte di coloro che insidiavano la sua vita; non si conforma neppure a una prescrizione della Legge di cui adempirebbe minuziosamente le disposizioni, come ha abitudine di fare e come avverrà per la sua purificazione e la presentazione del bambino al Tempio quaranta giorni dopo la sua nascita. Tantomeno si reca da Elisabetta per verificare le parole dell’angelo, poiché la cugina la saluta chiamandola «Beata colei che ha creduto», e loda dunque la fede di colei che già ha creduto.

Maria non si dirige verso la montagna per mancanza di fede nella profezia o per un qualche dubbio su ciò che è accaduto in precedenza, ma perché spinta dalla gioia. Questo recarsi in visita ad Elisabetta risponde semplicemente al bisogno di Maria di essere là dove è necessario un servizio; questo viaggio rivela il bisogno di Maria di poter cantare la misericordia del Signore che viene a visitarla, andando a visitare colei che a sua volta ha ricevuto la visita del Signore.

Il tema della visita si ritrova in molte forme attorno al gesto di Maria: nel giorno dell’Annunciazione essa è stata visitata dall’angelo venuto a metterla a parte della sua elezione e a sollecitare il suo fiat. Ed Elisabetta da parte sua, come le ha rivelato allora l’angelo, è stata anch’essa visitata perché essa è al sesto mese, lei che era detta la sterile, e Dio ha posto fine alla sua vergogna. In un legame profondo con queste due visite si compie quest’altra visita di Maria verso la montagna, in una città di Giuda.

Il tema della visita ritorna sovente nell’evangelo dell’infanzia secondo Luca: visita dell’angelo Gabriele a Zaccaria e a Maria, visita di Maria ad Elisabetta, visita dei pastori alla mangiatoia, visita di Maria e di Giuseppe al Tempio, più tardi visita di Gesù, a dodici anni, in questo stesso Tempio. Tutte queste visite presenti nell’evangelo dell’infanzia, e di cui la Visitazione non è che un esempio, non sono che un’espressione multiforme della visita di Dio.

La visita di Dio in tutta la Scrittura indica il suo intervento, si tratti di giudizio odi salvezza. Dio visita quando giudica, e Dio visita quando salva. E Maria nel Magnificat canta la visita di Dio agli uomini, di cui essa è strumento, canta il giudizio e la salvezza: i potenti rimandati a mani vuote e i poveri esaltati, i sazi affamati e gli affamati colmati di beni, i superbi umiliati e gli umili glorificati. Questo canta Maria durante la sua visita a Elisabetta.

La visita che essa compie a sua cugina, d’altronde, è a immagine di quella che il Verbo si prepara a fare agli uomini incarnandosi nel suo seno, perché vi è una somiglianza profonda tra ciò che avviene nel seno della vergine di Nazaret e ciò che avviene sulla via che separa Nazaret da Ain-Karim. Il Verbo di Dio, che viene a visitare gli uomini facendosi uomo, visita già i suoi in questo gesto di Maria, preoccupata di annunziare al mondo l’incarnazione. Questa visita difatti si compie a immagine dell’incarnazione; è la più grande che si muove, che viene a servire portando in se stessa colui che sta prendendo nel suo seno la forma di servo e che viene «non per essere servito, ma per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45).

J.Goldstain, Harmoniques évangéliques, 18-20.



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