quinta-feira, 17 de setembro de 2015

Il comando della speranza

Mosaico romano, s. III, Musei Vaticani, Vaticano.
Gli uomini vengono chiamati ad una speranza duratura. La vera speranza non si fonda sul fluttuare dei nostri sentimenti e nemmeno sul successo della nostra vita. La vera speranza, cioè quella permanente e fondante, ha la sua base nell’appello e nel comando di Dio. Noi siamo chiamati alla speranza! Essa è un comando, un comando di resistere contro la morte, È un appello, l'appello alla vita di Dio.

La speranza permanente non ce la portiamo dietro dalla nascita, né l'acquisiamo dall'esperienza, e quindi dovremo apprenderla. Noi impariamo a sperare quando seguiamo l'appello. Impariamo a sperare nelle esperienze del nostro vivere. Impariamo a conoscere la sua verità quando veniamo costretti ad affermarci contro la disperazione. Impariamo la sua forza quando vediamo che essa ci mantiene in vita in mezzo alla morte.

Ma si dà una vocazione alla speranza? Si può essere comandati a sperare? La speranza è un obbligo? Ciò suonerà strano per tutti coloro che considerano la speranza come un affezione del cuore o un’esuberanza giovanile. E anche per quelli che hanno riposto la speranza nell’esperienza o nelle previsioni di una storia.

Ciò che personalmente io ho imparato dall'esperienza, fatta con la speranza, è che la speranza è più di un sentimento, più di un'esperienza. La speranza è anche più di una previsione. La speranza è un comando. E seguirlo significa vivere, sopravvivere, perseverare, mantenersi in vita finché la morte non sia inghiottita nella vittoria. Obbedire a tale comando significa: non essere mai rassegnati, né concedere mai rabbiosamente spazio alla distruzione.

Crisostomo, un Padre della Chiesa, diceva: «Ciò che ci porta alla sventura non sono tanto i nostri peccati quanto la disperazione». Oggi diremmo: la frustrazione. Il comando della speranza è invece la forza, la forza di tutti i comandamenti che ci mantengono in vita e ci portano alla libertà. Questo imperativo suona: «Io vivo ed anche voi dovete vivere» (Gv 14,19), «Chi persevererà fino alla fine sarà salvo» (Mc 13,13). (...)

«Chiamati alla speranza» è una locuzione biblica. Sta ad esprimere la vita della comunità di speranza del Nuovo Testamento. Chi crede sa di essere rigenerato ad una speranza vitale. Per mezzo della risurrezione di Cristo dai morti gli è stato dischiuso un futuro incomparabile, perché non destinato a scomparire. Il regno della libertà e della pace di Dio, per il rinnovamento del cielo e della terra, si pone come una realtà indistruttibile e certa. Chi crede è disposto «a render conto a ciascuno della speranza che è in noi» (1 Pt 3,15): sia di fronte ai giudici che condannano alla prigionia, come di fronte alle masse prigioniere. Dalla speranza di Cristo viene generato il nuovo popolo di Dio, costituito di ebrei e pagani, servi e padroni, uomini e donne, umanità e creazione.

In effetti, la Bibbia dell'Antico e Nuovo Testamento" è il libro delle promesse di Dio e speranze degli uomini.
J. Moltmann, Esperienze di Dio, 31-34.

sábado, 23 de maio de 2015

Dio è Dio perché non ha nulla

Sec. XIII, Metropolitan Museum of Art, NY.
«La vera felicità, la felicità della persona, la felicità dello spirito, insomma tutte le felicità che hanno origine nell’intelligenza e nel cuore, sono beni che non possono essere posseduti. Quando si vuol possedere la verità, la si perde. Quando si vuole farne un monopolio, la si limita in una caricatura, quando si vuol possedere l’amore, gli si diventa estranei... Questa felicità esiste solo circolando, comunicandosi in una disappropriazione continua.

La vita divina che è Trinità è impossedibile. Dio è per eccellenza l’impossedente e l’impossedibile, l’antipossessione come l’antinarciso. Egli è Dio proprio a ragione di questo spossessamento...

La più elevata espressione del cristianesimo è la scoperta della Povertà. E’ l’intuizione profonda, viva, irradiante della Povertà di Dio... Il Padre non ha nulla, non è che uno sguardo verso il Figlio. Il Figlio non ha nulla, non è che uno sguardo verso il Padre. Lo Spirito Santo non ha nulla, non è che un’aspirazione verso il Padre e il Figlio. Dio è povero, Dio non ha nulla, Dio è Dio perché non ha nulla...»
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[1] M. Zundel, À l’écoute du silence, Téqui, Paris 1979, pp. 66 e 101-103; citato in Bible Chrétienne II, 216.