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Anonimo sec. XII |
Gesù si vede abbandonato nella cerchia dei suoi Dodici. Uno lo consegnerà, un commensale lo tradirà. Sarà una morte prodotta da infedeltà e tradimento, una morte amara, solitaria. Ma anche ad essa Gesù dà la sua approvazione. Il discorso di Gesù ha innanzitutto un effetto speciale nella cerchia dei Dodici: «Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?"» (Mc 14, 19). I suoi discepoli si sentono colpiti dal suo discorso. Anche questa parola è per loro una parola irrevocabile. La prendono sul serio. Non la respingono sdegnati, non la scansano, si lasciano esaminare da essa. L'accettano: «cominciarono a rattristarsi». E, poi, neppure guardano all'altro, ma uno dopo l'altro chiedono: «Sono forse io?». Non sono per nulla sicuri della loro personale fedeltà. Ciascuno ritiene possibile in sé il tradimento di Gesù. Al momento non sono consapevoli di alcuna colpa. Tuttavia non considerano escluso di poter cadere in una simile terribile colpa. Essi non hanno mai capito veramente Gesù, si sono opposti come tutti alla sua via della passione, la loro opposizione è diventata tanto più forte quanto più questa via si avvicinava e più urgente si faceva il suo annuncio; anzi, alla fine, dinanzi alla croce, lo hanno anche abbandonato, dopo che Pietro, che già lo aveva dichiarato Messia, non lo aveva più voluto riconoscere. Nondimeno è rimasto loro quest'unico sentimento: essi non sono più sicuri di se stessi e non accusano subito l'altro, ma chiedono a Gesù: «Sono forse io?». La parola di Gesù ha ancora valore per loro e li scuote.
Gesù non risponde alla loro domanda, non dice chi è il traditore, non toglie ai discepoli la loro salutare ed avvilente ignoranza. Prima di tutto ripete solamente la sua parola profetica, ponendola con ciò ancora più fortemente nella cornice del banchetto: «Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto"» (Mc 14, 20). (...) Gesù non si sofferma su quello che gli cagionerà uno del ristrettissimo gruppo dei discepoli, guarda alla sua strada, voluta da Dio, e al giudizio che incombe sul suo traditore: «Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui» (Mc 14, 21). Egli compie la volontà di Dio così com'essa è già contenuta nella Scrittura dell'Antico Testamento. Solamente per questo motivo uno riesce veramente a «tradire» Gesù. In greco la parola che noi traduciamo con «andarsene» non ha il significato di «morire». Marco e Matteo la adoperano per questo solamente qui. In Giovanni, poi, essa acquista una grande importanza. Esprime la necessità e la libertà del cammino di Gesù verso la croce, l'irrevocabilità che Gesù assunse nella sua volontà. Questa strada deve essere percorsa e Gesù la percorre.
R Schlier, La passione secondo Marco, pp. 32-34.
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