segunda-feira, 4 de março de 2013

Predisporre il cuore alla carità

Perché il digiuno e l'ascesi possano efficacemente adempiere la loro funzione è necessario che siano praticati con coscienza di causa. Non si tratta semplicemente di giustapporre a certi nostri atti un significato intellettuale, tanto meno di compiere alcune pratiche per puro dovere. Occorre piuttosto che il movimento interiore suscitato dalla grazia coinvolga spontaneamente anche il nostro corpo.

Nello stesso tempo, però, è necessario che la misura dell'ascesi sia proporzionata alle possibilità reali del soggetto. Ecco perché i Padri del deserto insistevano così tanto sulla discrezione: essa ha per l'appunto il compito di assicurare questo equilibrio. La sua funzione non è quella di fissare delle regole, ma di proporzionare concretamente le esigenze esterne alle forze del soggetto e alle mozioni interiori dello Spirito, allo scopo di rendere sempre possibile un impegno veramente personale. Se è lo Spirito che invita e ne dà la forza, anche certi «eccessi», anziché attentare all'integrità fisica e spirituale, la favoriranno. Lo testimoniano innumerevoli vite di santi. Ciò che i Padri del deserto chiedevano invece a un debole, a un peccatore che cercava di riprendersi, era talora di una sorprendente condiscendenza. I criteri che permettono in questi casi una decisione sono i segni classici del discernimento degli spiriti: qual è il mezzo che favorirà maggiormente la pace dell'anima, la mitezza, l'assenza di affanno, di durezza, di asprezza? Qui si rivela indispensabile il consiglio del padre spirituale.

Il digiuno è inseparabile dalle altre pratiche tradizionali dell'ascesi cristiana e dall'esercizio concreto della carità. Proprio in virtù del loro carattere essenzialmente simbolico, gli esercizi dell'ascesi corporale non sono interscambiabili. Ognuno di essi «simbolizza» un aspetto diverso dello sforzo ascetico, e insieme costituiscono un organismo in cui ciascun elemento ha la sua funzione propria. Sarebbe assolutamente dannoso alla vita spirituale, per esempio, se si riducesse tutta l'ascesi a compiere bene il proprio lavoro e a sostenere le difficoltà quotidiane della vita. Tutto questo è necessario, indubbiamente, ma non è il simbolo efficace di quell'atteggiamento di povertà spirituale, di rifiuto di fare affidamento sulle sole forze della carne, di umiliazione dinanzi a Dio che il digiuno vuole esprimere...

Ma soprattutto, e lo proclamavano con forza già i profeti di Israele, si deve sempre unire al digiuno l'esercizio concreto della carità verso il prossimo. I Padri ricordano costantemente che il digiuno deve permettere al cristiano di soddisfare al dovere dell'elemosina e che esso non ha alcun senso se non predispone il cuore alla carità.

PI. Deseille, Humilier son âme..., 14-17.

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